Che l’Educazione sia il percorso obbligato grazie al quale restituire ai più giovani e a tutti noi fiducia nel presente e nel futuro, costruendo ponti dove altri vogliono erigere muri e sostituendo il valore delle relazioni all’imperativo dominante del successo individuale, è tema quasi sempre ridotto nella categoria dell’emergenza educativa, che evoca crisi, sofferenza, ineluttabilità.
È vero, la scuola, come soggetto centrale ma non unico dell’educazione, è andata via via trasformandosi in un luogo centrato sui progetti piuttosto che sui processi, sulle prestazioni burocratizzate e standardizzate per tutti, sulla clinicizzazione dei bisogni soggettivi, un luogo di disapprendimento e di impoverimento della dimensione affettiva. Ed è altrettanto vero che l’intero mondo del bambino, di cui la scuola è solo una parte, spesso isolata e autoreferenziale, risente di cambiamenti complessi, in cui ciascuno, genitori, operatori sociali, educatori, fa quel che può, sentendosi spesso col fiato corto, col bisogno di istruzioni per l’uso, escluso dal senso di prender parte e fare la propria parte in una comunità educante.
È il rischio dell’educare per emergenze, essendosi dispersa quella saggezza dell’educare che si apre all’imprevisto, coltiva uno sguardo lungo e fiducioso, fa della meraviglia e dello stupore i motori dell’apprendimento, e quindi della crescita e del cambiamento. Insomma, fatichiamo a vedere la luce.
Eppure, come accade in un movimento carsico sappiamo che esistono gocce di energia e di sapienza che, scompaginando schemi e trasgredendo le regole del possibile, ci ricordano il senso, e la potenza rivoluzionaria dell’educazione. Sono gocce che vogliamo fare emergere dal loro paziente lavoro sommerso, e che ci piace pensare possano convergere in un moto più ampio e collettivo, che faccia di tutti noi segugi e non predatori di futuro. Perché educare è atto politico per eccellenza, oltre che il più sensato, generativo e rivoluzionario.
Crediamo che sia possibile e necessario uscire a rivedere la luce, e vogliamo fare da facilitatori di quel sommovimento carsico, sostenendone la riemersione, nutrendo il bisogno che avvertiamo, silenzioso ma diffuso, di contaminare non solo saperi quanto esperienze e motivazioni personali e professionali. Si tratta di un processo che abbiamo avviato da anni e a cui oggi desideriamo dare respiro più ampio per ricostruire un senso comune nell’educare.
Partiremo con due giorni di momenti plenari, confronti, speech e laboratori per insegnanti, educatori, operatori del sociale, per ritrovarci comunità educante ed elaborare insieme tracce da sperimentare.
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