La Puglia è una favola… Il viaggio continua nel Salento
Le classi quarta A e quarta B della scuola primaria del plesso di Viale Roma dell’Istituto Comprensivo “P. Stomeo – G. Zimbalo” di Lecce, con la loro maestra Tiziana Filieri, hanno letto il libro “La Puglia è una favola” di Tonio Vinci e Simona Versi e hanno deciso di proseguire la storia di Blu in Salento.
Vi lasciamo qui a seguire il brano scritto da bambine e bambini delle due classi.
Correvano i due amici, il vento di scirocco accarezzava loro capelli e penne, gli occhi di Blu si posavano ora su un vicolo barocco poi su qualche angolo di “barra”, come lo chiama la gente di questo luogo. Ad un tratto giunsero in una piazza meravigliosa con una chiesa incantevole “Il Duomo”, là incontrarono un certo Giuseppe Zimbalo che li fermò per offrigli un pezzo di cupeta e per raccontare la sua storia e quella dei mila pizzi e merletti che aveva scolpito sulla bianca pietra leccese. Il racconto fu affascinante e indusse Blu a pensare tante domande ma… non ebbe tempo per porle a quello strano signore che, in un batter d’ali di Gallo, scivolò insieme al pennuto in un fosso, giù nel tombino appena sotto i loro piedi.
Finirono nei sotterranei della città tra vecchie cisterne romane e antichi frantoi. Faceva freddo là sotto e l’umidità era fastidiosa; da lontano udirono una musica soave ma strana: ”quandu te llai la facce, la matina….l’acqua Ninnella mia nu la menare…”
Corsero fin là: «Chi sei?» gli domandarono. «Sono Tito, il cantante piccoletto», rispose lui, continuando a spiegare chi fosse e a raccontare del suo grande amore per la musica, un amore condiviso dai suoi concittadini che ogni giorno a mezzodì gli rendono omaggio nella “Piazza davanti al sedile” diffondendo dagli altoparlanti la sua voce, le sue canzoni. Un passo dopo l’altro e lo scroscìo di un corso d’acqua li sorprese; l’Idume scorreva sotto la città, dritto correva con le sue fredde acque verso il mare cristallino di Torre Chianca. Blu era un po’ stanca e domandò a Tito di indicarle un posto dove potersi rifocillare un poco. Quello, tra giravolte e vie di fuga nascoste, li fece sbucare dall’anfiteatro romano e li condusse da “Alvino”.
«Un rustico per cominciare e pittule calde per favore!»
Più buone delle ciliegie, una tira l’altra fino al Santo pasticciotto del signor Natale, che bontà! Quasi quasi…me “fazzu miriciu”, un leggero sonnellino e il sogno porta Blu a visitare altri meravigliosi luoghi: il Castello Volante di Corigliano, la cava di Bauxite a Otranto e i suoi martiri, il mercato del pesce di Gallipoli e il suo castello, le torri costiere che scrutano l’orizzonte e fiere si alzano nel cielo azzurro del Salento. Il vento, sempre soffiante spiaccicò un fazzoletto rosso sul viso di Blu. Riportava una scritta: «Vorrei un amico!»
Di chi era? Chi aveva scritto quella frase? Blu si fermò un momento e notò poco distante da lei una scolaresca di bambini in gita con le loro maestre, li chiamò e raccontò del suo viaggio e del fazzoletto. C’era qualcuno da aiutare… ma chi poteva essere? Una pensò che i fazzoletti rossi si usano per la pizzica e che forse poteva appartenere a una ballerina, un altro scolaro ne conosceva molte e propose di fare un giro di telefonate; tutti si misero all’opera, anche le maestre che richiamarono lo scuolabus giallo del comune e via… tutti insieme a cercare indizi. Ne trovarono un altro, di fazzoletto… appoggiato al ramo di un albero secolare di ulivo, su questo c’era scritto: “Καληνυ’ χτα” (Kalinifta). Che lingua era? E chi l’aveva potuta scrivere?
Apparve Paolo Stomeo, dall’aspetto sembrava un professore. E infatti poco dopo si presentò e disse che quella scritta significava, dal greco, “buonanotte”. Si era effettivamente fatta notte ormai… Blu si preoccupò pensando che i suoi genitori sicuramente erano in pensiero, ma che poteva fare? Chiese al professore: «Mi scusi, io adesso dovrei tornare dai miei genitori, può aiutarmi?»
Stomeo le rispose: «La Puglia è una favola, chiudi gli occhi, sali nel cielo della fantasia e da lassù vedrai dove sono, ti basterà mettere le mani sul collo di Gallo e al suo CHICCHIRICHI, ti farà atterrare tra le loro braccia.»
Così fece, un po’ triste per non aver risolto il mistero dei fazzoletti rossi, salutò la scolaresca e… via! Si ritrovò tra le stelle di agosto, in cima al Convento degli Agostiniani. Da lì poteva scorgere un mare di persone felici e danzanti, un palco grandissimo e dei cantanti che si esibivano in un dialetto particolare al ritmo di moltissimi tamburelli. Non aveva ancora trovato mamma e papà ma di soppiatto una ragazza le venne incontro: «Hai il mio scialle! Devo andare in scena, ti prego, dammelo!»
Blu non se lo fece ripetere due volte e glielo porse… Quella lo afferrò di fretta e fece per correre via ma invece si voltò, si chinò, tolse le scarpe a Blu, la prese per un braccio e la portò con sé sul palco. Era la Notte della Taranta… Blu si guardò intorno, non comprendeva bene cosa stesse accadendo ma con quella musica, con quel ritmo… proprio non si riusciva a star fermi e tra “iti se ni cotola lu pete” e le tante meravigliose lucine delle luminarie, ballò tutta la notte e parlò con quella ragazza che si chiamava Nina, tante cose si raccontarono e si scoprirono affini.
All’alba c’erano i suoi genitori che la aspettavano, anch’essi travolti da canti e balli. La macchina era pronta, si doveva rientrare, le vacanze erano finite. Blu aveva gli occhi pieni di colori, le orecchie pulsavano tutte le note che aveva udito e nel cuore conservava la cortesia dei tanti personaggi che aveva incontrato. Salutò Nina, si infilò nell’auto, chiuse lo sportello e le ruote cominciarono a girare sempre più veloci. Mentre percorreva la via del ritorno una zanzara la punse sul collo, si grattò e si accorse che aveva una collana che non era mai stata sua; era un piccolo galletto in pietra leccese che le strizzò l’occhio e si immobilizzò per sempre a ricordo di un viaggio pazzesco che mai la piccola bambina cancellerà dai suoi ricordi.
Squillò il telefono, era Nina che la accompagnò per tutto il viaggio di ritorno. Le due avevano stretto amicizia e si sarebbero riviste ogni estate, quando Blu tornava in quella terra tra i due mari, tra i tanti venti, gli ulivi e le mila mille lucine colorate.
La Puglia è una favola
di Tonio Vinci e Simona Versi
è una guida illustrata e accessibile alle bellezze della Regione Puglia. Un libro doppio che al testo ad alta leggibilità affianca la traduzione in simboli CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa). Un QRcode rimanda alla versione audio, letta da Raffaella Giancipoli.